L'uomo nell'età della tecnica
25 Ott 2023

 

rotary_baradello_23_galimberti

 

RIUNIONE DEL 25 OTTOBRE 2023


La "Lezione aperta in memoria di Franco Bocchietti" ospita il professor Umberto Galimberti

 

Nell'immagine: Tiziano Testori, Umberto Galimberti e Mariangela Ferradini

 

Nella Sala Bianca del teatro Sociale, grazie a Claudio Bocchietti, ospitiamo una “Lezione aperta” in memoria del papà Franco riprendendo un tema a lui caro, la filosofia: su invito di Tiziano Testori, il relatore sarà infatti il professor Umberto Galimberti.

La presidente ricorda in apertura la genesi dell’iniziativa voluta da Franco, che nel suo anno di presidenza, precisamente il 6.10.1993, portò a Como il professor Francesco Alberoni, nell’ambito di un progetto da lui ideato con impegno e lungimiranza – le “Lezioni aperte” alla Cittadinanza – che voleva essere uno stimolo culturale per il territorio. Nel ricordare Franco, vuole stringersi a Claudio e a tutta la sua famiglia.

E’ quindi Tiziano Testori a introdurre il professor Galimberti, grande personaggio della cultura che in realtà non avrebbe bisogno di presentazione: dopo un sintetico curriculum, accenna solo alla sua capacità di fondere la filosofia con l’attualità in maniera accattivante e coinvolgente, un uomo senza età che Tiziano vede in un’agorà con tutti i discepoli attorno che pendono dalle sue labbra in rigoroso silenzio.

Il professor Galimberti esordisce proprio ringraziando Testori per l’invito, che ha accettato, malgrado i numerosi impegni, per la grande amicizia che lo lega a lui. Stupito anche per essere stato chiamato a tenere una relazione, perché chi è invitato a parlare “deve sapere e i filosofi non sanno, la scienza sa: il loro compito è rendere inquiete le idee che abbiamo in testa”. La tecnica, oggi, è la forma più alta di razionalità mai raggiunta dall’uomo; il suo fine è ottenere il massimo degli scopi con l’impiego minimo di mezzi. Già nel 1968 Heidegger considerava l’uomo non più abitante della terra ma della tecnica.

E’ stata condizione di sopravvivenza rispetto alle specie dei viventi: l’uomo non ha istinti ma pulsioni a mete indeterminate e su questa affermazione convergono molti filosofi attraverso i secoli. Abbiamo quindi bisogno di educazione per una convivenza il meno conflittuale possibile; le istituzioni consentono all’uomo di convogliare le pulsioni verso mete comuni per evitare una guerra di tutti contro tutti. Educazione e politica sono le due grandi idee di Platone per un ordine che consenta la convivenza; è sempre Platone a introdurre il concetto dell’uomo che “anticipa gli orizzonti”.

La Tecnica nasce in Grecia: compito dell’uomo è contemplare la natura, catturarne le leggi per costruire una città e condurre una vita secondo natura. E’ così che sorge la tecnica; questa è di gran lunga più debole della natura e questo concetto regge sino al seicento, quando nasce la scienza moderna. Un salto indietro per inquadrare la cultura giudaico-cristiana, che concepisce la natura creata per volontà di Dio e consegnata all’uomo per il suo dominio. E’ così che nasce l’uomo come dominatore della natura (antropocentrismo) e ne vediamo gli effetti ancora oggi.

A cavallo tra il Cinquecento e il Seicento, Bacone scrive che la scienza e la tecnica concorrono alla redenzione, riducendo la fatica del lavoro e il dolore.

Non c’è contrapposizione tra scienza e religione: la scienza vive della cultura cristiana, quindi è profondamente religiosa. Il concetto del tempo (il passato è il male, il presente è redenzione e il futuro salvezza) è lo stesso della scienza: il passato è ignoranza, il presente è ricerca e il futuro progresso. Questo porta Galimberti a definire Marx cristiano (il passato è ingiustizia sociale, il presente fa esplodere la cultura del capitalismo e il futuro giustizia sulla terra, non è quindi un rivoluzionario), come pure Freud. Tutto è cristiano in occidente, tutti pensano che il futuro porti rimedi, che si ottengono tuttavia con il fare (la speranza è inattività).

Nel 1600 nasce la scienza moderna, di cui la tecnica è anima (la definiamo infatti tecnoscienza). Cartesio capovolge il rapporto con la natura: l’uomo di scienza formula ipotesi, le sperimenta e se l’esito è positivo le assume come leggi della natura, modificabili in perpetuo. La scienza è un sapere oggettivo, valido per tutti, riproducibile ovunque e da chiunque con il medesimo risultato. Procede per prove ed errori, verificando le ipotesi. Un cenno a chi non accetta soluzioni scientifiche (no vax per esempio), comportamento terrificante che può incidere sulla vita degli altri negativamente.

Se le idee anticipate dalla scienza diventano leggi della natura, l’uomo diviene signore e padrone del mondo (Cartesio) e per dominare il metodo è la tecnoscienza.

Il passaggio radicale è avvenuto nell’Ottocento per opera di Hegel:

  1. la ricchezza delle nazioni non è il possesso di beni ma quello degli strumenti che producono beni;
  2. quando un fenomeno aumenta quantitativamente non abbiamo solo un incremento quantitativo ma anche un aumento qualitativo radicale del paesaggio: la quantità muta la qualità.

Marx adottò questo argomento in ambito economico: se il denaro aumenta quantitativamente diventa un fine (eterogenesi del fine). Adottandolo alla tecnica, se questa costituisce condizione universale per realizzare qualsiasi scopo, non è più un mezzo ma il primo scopo.

L’URSS collassa nel 1989 - e non nel 1960 - perché prima era più avanti del suo antagonista americano, divenuto tecnicamente superiore solo successivamente.

Nell’età della tecnica succedono cose catastrofiche: la politica (inventata da Platone) non è più il luogo della decisione, perché per decidere guarda all’economia; quest’ultima dipende poi dai mezzi, quindi dalla tecnica, che non ha scopi ma funziona con procedure sempre più raffinate. Siamo fuori dalla storia perché non c’è un orizzonte di senso.

Finisce la democrazia, si vota su basi irrazionali (fede, appartenenza politica, influencer) per cui non è in grado di reggere un sistema. Platone aveva dedicato ben quattordici dialoghi all’espulsione dalla città dei sofisti (inganno delle folle con false notizie e inganni verbali) e dei retori (contraffazione del vero con lusinghe e fascino delle parole). Oggi l’alimentazione dell’irrazionale proviene dai social e dai media e ci si salva ricorrendo a “quelli che sanno”, in genere derisi dal potere.

La tecnica non ha bisogno di “piazze” per ottenere risultati (gli scioperi sono quasi spariti); basta che controlli certi settori di competenti che bloccano il loro saper fare (potere di non fare).

L’etica sta ancora peggio della politica: non può ostacolare la tecnica impedendole di fare ciò che può (può solo chiedere). L’etica che ha governato l’occidente è cristiana (l’ordine giuridico è organizzato secondo l’etica cristiana), ma la tecnica non vuole conoscere le intenzioni ma gli effetti.

L’etica di Kant si dissocia dalle religioni, ma deve andare bene per tutti gli uomini; quindi, va costruita sulla base della sola ragione: l’uomo va trattato non come un fine ma come un mezzo. E’ un’etica regolativa, che non si è realizzata ma a cui tendere per produrre cammini. Ma non funziona.

Migliore è l’etica di Weber: rispondi degli effetti delle tue azioni, finché gli effetti sono prevedibili.

L’etica della tecnoscienza è conoscere tutto ciò che si può conoscere, a prescindere dagli scopi.

Un cenno alle parole di Gesù: Galimberti pensa che la religione cristiana non abbia recepito alcunché delle sue parole. Non voleva fondare una religione, voleva solo fiducia, si è definito sempre figlio dell’uomo. Chi oggi si definisce cristiano assume comportamenti palesemente anticristiani, rispetto alle parole di Gesù (accogliere, sfamare, vestire ecc.). Una recente traduzione della Bibbia dall’Aramaico (la lingua in cui fu scritta, poi sempre tradotta in greco) ci rivela che i Greci indicarono la Madonna come Vergine: in realtà il termine originale è “giovane ragazza”. Il cristianesimo è una sacralizzazione delle culture, passato dall’Impero Romano di Costantino al Sacro Romano Impero di Carlo Magno, poi dall’Impero dell’America latina con lo sterminio degli indigeni alla conquista dell’America da parte di Cristoforo Colombo (chi non si convertiva veniva ucciso perché non uomo). Le guerre religiose sono le più atroci del mondo, non si trova mediazione.

L’età della tecnica è iniziata non ai primi del Novecento, (trionfo dell’Umanesimo che si affidava a un uomo per risolvere i problemi), ma dopo la Seconda guerra mondiale: ci mette a disposizione cose che se non possediamo ci escludono socialmente: la tecnica è ormai sociologia, psicopatologia. Ci è stata tolta la responsabilità di quello che facciamo: non verremo giudicati su ciò che facciamo, perché è stato deciso dall’apparato; potremmo non conoscerne i fini e se li conosciamo non sono di nostra competenza. Saremo giudicati per “come” facciamo, se eseguiamo più o meno correttamente le azioni prescritte dall’apparato. Heidegger, nel 1952, sosteneva che inquietante non è che tutto il mondo si trasformi in un enorme apparato tecnico, più inquietante è che non siamo preparati a questa radicale trasformazione del mondo, ma ancora più inquietante è che non abbiamo un pensiero alternativo a quello capace solo a far di conto, quindi a ciò che è utile. La tecnica è diventata il modello con cui pensiamo: ci muoviamo per fare, non per agire.

Alle domande dei presenti, sollecitate da Ferradini, Galimberti non vorrebbe dare risposte, perché acquietano la mente. A Baj (“che fare”) replica che “facciamo già fin troppo”; a suo parere una via d’uscita sarebbe un cambiamento culturale radicale: l’uomo non più al centro dell’universo ma la vita, passare quindi a una sorta di biocentrismo. Stiamo facendo un discorso green ma intanto siamo pieni di guerre: che fine fa la biosfera? E’ necessaria un’etica planetaria – che nessuno è in grado di imporre - comune e cosmopolita, eliminando gli Stati: la terra è la vera patria. La tecnica e i mercati non rispettano i confini e potremmo oltrepassarli anche noi, con la logica però di restituire dignità alla “fraternità”. Questo noi non possiamo più farlo, perché siamo cresciuti con l’idea di territorio, di confine, di proprietà. Aggiunge una metafora: il viaggiatore parte da una meta e arriva ad un'altra, che ben conosce; quel che sta in mezzo non gli interessa. Il viandante invece è interessato da tutto ciò che incontra, è costretto a fare i conti con la differenza, confonde i confini. Apre una parentesi sul razzismo: è convinto che non si pensi al pericolo che gli immigrati possano portar via i posti di lavoro o siano delinquenti; c’è un’angoscia inconscia, temiamo che i migranti siano più forti di noi, fisicamente e psicologicamente.

Sulla differenza tra uomo e animale (istinto e istituzioni), consiglia la lettura di un libro. In sintesi: noi abbiamo bisogno di educazione, gli animali hanno un istinto che li governa, non hanno storia e non si spostano dai loro luoghi. Le istituzioni sono necessarie perché gli uomini hanno conservato qualcosa di belluino, non uccidiamo per mangiare ma per avere un riconoscimento.

Una risposta sui social: non ne può dire né bene nè male in assoluto; dove i sistemi informatici sono interdetti dal potere danno informazioni che altrimenti non avremmo. Resta quindi neutro, ma importante è conservare tenacemente la democrazia, presente solo nel 20% degli stati mondiali.

Davvero un’interessante e molto partecipata relazione e, oltre al professor Galimberti, ringraziamo Tiziano Testori che ci ha consentito di averlo ospite.

Angela Corengia

 

 

Prossimo Evento


"Il Catalogo del mondo: Plinio il Vecchio e la Storia della Natura " Massimiliano Mondelli
Inizio: 08.05.2024, 14:00
Luogo: Dopo le visite alle mostre pranzo conviviale al ristorante Antica Darsena
Visita in S.Pietro in Atrio e Broletto con Massimiliano Mondelli presidente dell'Accademia Pliniana

Calendario Eventi


«   Maggio 2024   »
lumamegivesado
  1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
  

Area Riservata



Bollettini

Segreteria

Lun - Mer - Ven
dalle 9.00 alle 12.00

Rossella Tondù
Tel. 031 264656
segreteria@rotarycomobaradello.it

Riunioni del Club


Tutti i mercoledì non festivi
ore 12:30


Ristorante Antica Darsena
Palace Hotel


Lungo Lario Trieste 16
22100 Como


tel. +39 03123391
fax +39 031303170


Nel caso di riunione effettuata in giorno o ora diversi, l'accoglienza ad eventuali ospiti è garantita dalla presenza di un socio, delegato dal Consiglio.