La Pasqua nella religione ebraica
22 Mar 2023

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RIUNIONE DEL 22 MARZO 2023

 

La relazione di Rav Arbib - Rabbino della Comunità ebraica di Milano

 

Nell'immagine: il Rabbino Rav Arbib on Cesare Baj

 

 

Il Rabbino Rav Arbib ci raggiunge dopo pranzo e Cesare lo introduce come primo relatore sul significato della Pasqua nelle varie religioni presenti nel nostro territorio.

Esordisce ricordando che la Pasqua ebraica rappresenta il passaggio dalla schiavitù alla redenzione. Qualche cenno storico sull’arrivo degli Ebrei in Egitto, che conclude la Genesi: il soggiorno sarebbe durato 400 anni, in cui vissero in pace e prosperità. Il libro dell’Esodo racconta poi l’oppressione ad opera del Faraone, che li rende schiavi obbligandoli ai lavori forzati. Grazie a Mosè il popolo riuscì poi a lasciare l’Egitto e questo è il punto di partenza di tutto, perché l’uscita viene ricordata ogni giorno e rappresenta, in embrione, tutta la storia ebraica. Con il Faraone , che considerava gli Ebrei numerosi, forti, pericolosi e potenti, nacque – e si radicò rapidamente - l’antisemitismo; il primo sterminio fu l’uccisione dei bimbi maschi neonati. La sommossa sanguinosa contro gli Ebrei (Progrom) era attivata dalla popolazione, che in questo modo poteva eliminarli e saccheggiarne i beni.

La liberazione è un processo storico iniziato dopo la morte del Faraone e non si conclude con l’uscita dall’Egitto: solo con Mosè e le dieci tavole Dio si rivela e si inizia a parlare del passaggio dalla schiavitù alla redenzione, assumendo un significato anche religioso. Gli Ebrei hanno riacquistato la propria identità, persa in Egitto, nei millenni.

Pasqua è vissuta nella vita ebraica come un racconto che deve tramandare la memoria della redenzione: Mosè si occupa delle domande dei Figli e da qui si deve partire. E’ importante l’educazione per la tradizione ebraica, la memoria non deve essere trasformata in vuota celebrazione retorica né in un museo e deve guardare al futuro partendo dal passato.

Tutto è svolto attraverso il racconto, lo studio e le azioni concrete e specifiche, sia relative alla Pasqua ma anche alla vita di tutti i giorni. La Pasqua accompagna il racconto con il mangiare di cibi che ricordano l’evento (erbe amare, pane azzimo); altre cose sono legate alla Pasqua e fanno parte di tutta la tradizione ebraica (il sabato, il rispetto – da stranieri - per gli stranieri). Precetti pratici sono fondamentali nella tradizione ebraica, sostenuti dall’idea che siamo influenzati da ciò che pensiamo e più ancora da ciò che facciamo, come l’amore per il prossimo - anche se sconosciuto - con azioni concrete che creino un rapporto che poi sfocia in affetto.

A Baj, che - dopo aver ringraziato il Rabbino -, chiede quale sia il rapporto con le altre religioni che si basano sui “Libri”, Arbib risponde che c’è una stretta vicinanza con la Chiesa cattolica. Il rapporto è molto cambiato dopo il Concilio, anche rinunciando a principi teologici: la Chiesa cattolica, con Ratzinger, ha per esempio negato la posizione per cui si ritenevano gli ebrei responsabili di aver rotto l’alleanza con Dio. Con l’Islam il rapporto è sempre stato più difficile, anche per problemi politici.

A Max Mondelli chiarisce che la questione sionismo/religione è molto complessa: la tradizione ebraica sottolinea sempre la centralità della terra d’Israele; non c’è un solo sionismo e la sua parte preponderante nasce al di fuori dalla religione, come opposizione all’antisemitismo. L’elemento religioso è comunque sempre presente e fa l’esempio della scelta relativa alla bandiera, che unisce due simboli importanti del popolo d’Israele: lo scialle di preghiera e lo scudo di David.

Alla domanda di Sara Ponzecchi, che chiede se la religione ebraica abbia fatto passi indietro come la Chiesa cattolica, non sa dare certezze. Non esiste un’autorità che possa decidere ciò che è da mantenere e ciò che è da evitare. A Franco Brenna chiarisce infine che ci sono, all’interno dell’ebraismo, gruppi ortodossi che rappresentano opinioni diverse, per esempio sui trapianti d’organo.

Angela Corengia

 

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