La Pasqua nell'Arte |
13 Apr 2022 | |||
RIUNIONE DEL 13 APRILE 2022
L'iconografia pasquale nelle Chiese della Diocesi illustrata da Don Andrea Straffi
Nell'immagine: Don Andrea Straffi con Luca Pellegatta
Celebrazione insolita della Pasqua attraverso la “lettura” di opere d’arte da parte di Don Andrea Straffi, laureato alla Cattolica di Brescia in Scienze dei beni culturali e Direttore dell’Ufficio Arte Sacra della Diocesi di Como. Pasqua è mistero ma anche messaggio di speranza: le slide rappresentano molti Crocefissi, un’iconografia di bellezza paradossale presente in tutte le Chiese della Diocesi (se ne contano oltre 2.000). Si va dal Crocefisso dell’Annunciata (che noi a Como appunto chiamiamo Chiesa del Crocefisso), che ha i piedi consunti a causa dei baci dei Fedeli e con barba e baffi di crine a quelli di san Provino e san Bartolomeo, che hanno le medesime caratteristiche. Spesso i Crocefissi hanno braccia snodabili, per esempio quello di Santa Marta a Rovellasca o Il Cristo Morto di Santa Cecilia, una statua di cartapesta che rappresenta la deposizione, leggerissima. Un’altra tipologia sono le croci astili (poggiate su un’asta). Per più di 1000 anni Cristo non è mai stato riprodotto sulla croce, poi – per cinque secoli – una doppia rappresentazione: recto Cristo sofferente e verso la Gloria, quindi la vittoria sulla morte ma anche sulla sofferenza. Don Andrea chiude con due oggetti singolari: una croce pettorale d’argento cava, forse per contenere reliquie, di Gasparo Mola (l’autore anche dell’Urna Volpi), oggi a Tavernerio e il Crocefisso in ebano - con il Cristo in avorio - della Chiesa di san Donnino, che colpisce per la potenza espressiva. L’ipotesi – che ha trovato conferma - è che sia una croce ispanico-filippina, a riprova dell’universalità della Croce. L’ultima immagine è il Crocefisso di Leopoli, del sedicesimo secolo, che è stato spostato per evitare che potesse essere danneggiato. Angela Corengia
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