La candidatura di Como a Città dell’UNESCO |
07 Ott 2021 | |||
RIUNIONE DEL 7 OTTOBRE 2021 La relazione di Luca Levrini di Fondazione Volta che sostiene la candidatura
Nell'immagine: Luca Pellegatta, Stefano Vitali, il Questore Giuseppe De Angelis, Alessandra Bonduri, Luca Levrini e Stefano Croci In interclub con il Rotary Como viene presentata la candidatura di Como a Città dell’Unesco. E’ Luca Levrini, che con la Fondazione Volta ha appoggiato la campagna di sostegno avanzata dall’Amministrazione comunale, a ricordare quanto il Rotary sia vicino all’UNESCO: la promozione della pace fu al centro delle azioni rotariane tra le due guerre e nel 1942 21 ministri dell’educazione di altrettante Nazioni iniziarono a redigere lo statuto dell’UNESCO, approvato nel 1945 e ratificato poi nel 1946. La missione del Rotary è speculare rispetto a quella dell’UNESCO. Far parte delle “Città creative “ è uno dei titoli più rappresentativi: premia l’esperienza, che per la nostra Città è sulla moda sostenibile già presente nelle manifatture comasche. E’ il secondo tentativo di candidatura: nel 2019 era stata scelta la seta, meno impattante tuttavia sull’economia mondiale rispetto al tema della sostenibilità. Il Sindaco ha presentato la candidatura in primavera, quando il mondo intero era in ginocchio e ora Como è tra le due Città sostenute dall’Italia (l’altra è Modena per il campo Media Arts) e ci confronteremo con altre 70 Città nel mondo. Anche se non si otterrà il riconoscimento si andrà avanti su questa strada, perché l’ambiente deve essere comunque al centro dei processi imprenditoriali. Per il tessile comasco significa meno consumi di acqua, di carburante, attenzione alle materie prime e alle lavorazioni perché il settore della moda non è un bene primario ed è il secondo più inquinante: ci vuole grande consapevolezza per cambiare i comportamenti e responsabilità per gestirli con coerenza ai valori condivisi. Levrini ricorda il lavoro sinergico affrontato per costruire la candidatura di un territorio che comunque non deve far altro che mettere a sistema quello che già esiste, nella consapevolezza che questa sia un’occasione unica. Un video ci mostra poi i numeri del tessile comasco, che costituisce il 70% della produzione europea. Conclude Vitali con una breve sintesi della storia del tessile comasco, che ha tradizioni uniche e radicate ma anche la creatività e l’innovazione necessarie per affrontare questa sfida. Aggiunge che il premio non conferisce fondi, ma qualcosa di potenzialmente più prezioso: entrare in relazione con altre città nel mondo anche per agevolare la partecipazione a bandi internazionali che erogano contributi. Ultima relatrice è Costanza Ferradini, responsabile progetti UNESCO, convinta che la città abbia le carte in regola per essere selezionata. A Pellegatta, che chiede cosa cambierebbe con la scelta di Città UNESCO, chiarisce che Como non è solo il suo Lago: giusto ma parziale, ora si sta dimostrando di avere una vocazione anche culturale e produttiva. Quando diciamo Made in Italy, ovunque evochiamo il mangiare bene e il vestirsi e Como è centro della moda del lusso, se ne apprezza la qualità: ora ciò che dobbiamo portare nel mondo – per fare la differenza - è la sostenibilità, che diviene sinonimo di durevolezza: compro meno perché il ciclo di vita del prodotto è più lungo. Vitali aggiunge che sta mutando la cultura del “fast fashion”, partendo proprio dalla Cina che sta investendo su prodotti di lungo periodo. A Roncoroni, che ritiene che a Como manchi la capacità di “fare squadra”, Vitali replica che questo progetto sembra stia raggiungendo l’obiettivo di creare sinergie per lavorare insieme e che si avvertano ripercussioni – oltre che sul tessile – anche sul turismo. Con le dita incrociate (quando scriviamo sappiamo che Como è Città UNESCO per la Creatività) Pellegatta ringrazia i relatori, ricordando le tre parole citate da Levrini che devono essere adottate per costruire il futuro: consapevolezza, responsabilità e coerenza. Angela Corengia
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