Il futuro della Sanità lombarda
15 Giu 2021

 

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RIUNIONE DEL 15 GIUGNO 2021

 

Le prospettive della riforma nella relazione del Presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi

 

Nell'immagine: Alessandro Fermi, Roberta Di Febo e Fabio Banfi



C’è molta attesa, dopo le polemiche e le critiche al sistema sanitario lombardo che ha evidenziato criticità nella fase iniziale dell’emergenza pandemica, per la relazione del presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi, che esordisce ringraziando il dottor Fabio Banfi, direttore generale di ASST-lariana e ospite della serata, per come è riuscito a gestire in maniera efficace l’assistenza ospedaliera anche nei momenti di maggior criticità.

“Ritorno alla normalità”, quindi, con alle spalle tutta l’esperienza che ora serve per correggere gli errori della L.R. 23 del 2015, che avrebbe dovuto essere sperimentale per riequilibrare i conti della sanità, in particolare a fronte di un maggior impegno di risorse conseguente all’avanzamento dell’età media della popolazione. Politiche di risparmio, quindi, influenzarono pesantemente questa riforma, che sarebbe stata monitorata per cinque anni (in realtà poi sei per via del covid) per poi varare norme definitive.

Il sistema in realtà, se posto a confronto con quello adottato da altri stati europei, è ancora efficiente ed attrattivo: l’accessibilità – anche agli ospedali privati - è garantita a chiunque e va solamente aggiornato, mantenendo il cardine pubblico-privato.

La pandemia ha esasperato la medicina territoriale che non ha retto (l’ospedaliera ha sostanzialmente tenuto). Emerge quindi l’esigenza di rafforzare strutture intermedie tra il cittadino e gli ospedali, in particolare con riferimento ai medici di medicina generale (MMG), che hanno perso il ruolo di filtro rispetto ai ricoveri. E’ una riforma che deve quindi essere stesa a più mani, con obiettivi comuni. Una grossa fetta dei fondi che arriveranno è destinata al sistema socio-sanitario e si sta già lavorando per avere conferme su linee di intervento per poi arrivare all’approvazione a fine anno.

Sui contenuti qualche anticipazione: ospedali e rapporto pubblico-privato non subiscono sostanziali modifiche, se non la rivisitazione, per il privato, delle prestazioni meno remunerative. Va invece rafforzata la medicina territoriale, per dare al cittadino più punti di riferimento:

-       le “Case di comunità” (piccole strutture ogni 50.000 abitanti o meno nelle zone montane) con reti di professionisti (medici, infermieri) e collegamenti telematici. Sono presidi territoriali ad accesso diretto e pronto-soccorso.

-       Gli “Ospedali di comunità” (1 ogni 100.000 abitanti) saranno destinati a tutto l’extra.ospedaliero con un’assistenza a bassa intensità – infermieristica – per coloro che non possono essere curati a casa.

Tutto ciò in linea con gli indirizzi nazionali dettati dal Recovery, ma la Lombardia farà di più.

-       Con i MMG si recupererà un rapporto deteriorato, perché il sistema cooperativo non ha funzionato come si ipotizzava.

-       Vanno rivisti i temi delle governance, perché gli accorpamenti si sono rivelati spesso errati: gestioni più di prossimità, quindi con maggior conoscenza del territorio.

Queste in sintesi le linee essenziali della riforma. Apre gli interventi Caminiti: la medicina ospedaliera non è supportata dal territorio e con i pensionamenti previsti non saranno sufficienti MMG preparati. Analoga osservazione di Ferradini: mancano medici e infermieri che sono il perno di questo nuovo sistema assistenziale, il numero chiuso delle Università non agevola. Carli Moretti osserva che non si è parlato del ruolo delle farmacie.

Replica Fermi: il numero dei mutuati oggi in carico a ogni MMG è elevato, ma il problema non può risolverlo la Regione: va concepita una riforma universitaria che tenga conto delle mutate esigenze e possa potenziare l’accesso di un maggior numero di medici; anche il sistema burocratico va rivisto, perché oggi ruba tempo prezioso al rapporto con il paziente. Per quanto riguarda le farmacie, oggi sono sottoutilizzate e devono contribuire a rafforzare l’apparato territoriale coinvolgendole in maniera diretta sulla definizione delle libertà di autonomia, perché costituiscono un accesso facile per il cittadino.

A Bocchietti, che concorda sulla necessità di cambiare il sistema di governance (l’accorpamento con Varese non ha funzionato) e chiede delucidazioni circa l’equilibrio prossimità/eccellenza, Fermi conferma che su Como città si dovrà investire con le Case della salute e le Case della comunità, per riavvicinare il sistema al territorio. L’eccellenza la deciderà poi il mercato, perchè le prestazioni saranno sempre più raffinate, premiate e incentivate; saranno privilegiate strutture che offrano elevata qualità, anche se diffuse su aree un po’ più ampie: già succede oggi che si ricorre a ospedali non necessariamente vicini per cure particolarmente specialistiche. La chiusura dei punti nascita è un problema culturale e anche in questo caso si sta verificando che sempre più frequentemente non si fa ricorso alla struttura di prossimità. Servizi assistenziali sparsi sul territorio e ospedali efficienti consentiranno un’assistenza qualificata e di prossimità, partendo dal rafforzato rapporto con i MMG.

Una relazione davvero interessante, che auspichiamo possa tradursi al più presto in azioni concrete, di cui ringraziamo Fermi: restano i punti oscuri dell’inadeguatezza numerica del personale medico/infermieristico (sollevato dai nostri soci “addetti ai lavori”), su cui riteniamo ci sia ancora molto da lavorare.

Angela Corengia

 

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