Pittura contemporanea da Europa, Africa, Asia e America
24 Feb 2021

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RIUNIONE DEL 24 FEBBRAIO 2021

 

Opere della collezione di Emiliio Bordoli esposte dalla Società dei Palchettisti al ridotto del Teatro Sociale

 

Nell'immagine: Claudio Bocchietti, Roberta Di Febo ed Emilio Bordoli



Ritrovarsi in sala Bianca, al Teatro Sociale, da un senso di ritorno alla normalità appena attenuato dalla distanza delle poltrone e dalle mascherine. Ci da il benvenuto Claudio Bocchietti, Presidente della Società dei Palchettisti che è motore di iniziative culturali molto apprezzate. I ringraziamenti vanno all’intero consiglio e in particolare a Max Mondelli e ad Anna Virginia Monti, responsabile organizzativa.

Nel presentare il relatore, peraltro ben conosciuto perché nostro socio, Roberta di Febo ricorda l’importanza di alcune famiglie comasche che con grande dedizione si dedicano alla valorizzazione della cultura; Emilio Bordoli ne è uno dei rappresentanti - pur se fuori dagli schemi - e ha deciso di condividere con la Città alcune opere della sua personale collezione di arte contemporanea, esponendole in questa sede.

Emilio esordisce rilevando che tutta l’arte è contemporanea, perché si riferisce al tempo in cui l’artista vive; la pittura è la più facile da realizzare e anche la più fruibile. Come per altre discipline, ha avuto un cambio di marcia nel ‘900: prima di allora aveva scopo aulico (meravigliare).

Il Committente era quasi sempre la Chiesa, che incaricava gli artisti di “avvicinare alla divinità”. Il capolavoro degli Scrovegni di Giotto è il primo della pittura occidentale, seguito dalla Cappella Sistina di Michelangelo: ci sono 200 anni tra loro, ma lo spirito è il medesimo. La rottura arriva con La Tempesta di Giorgione, coevo di Michelangelo, che cambia gli schemi: colori scuri e personaggi non più di aspetto religioso. Nel 1600 Caravaggio va oltre le convenzioni (la vocazione religiosa di San Matteo ambientata in un’osteria), un’opera rivoluzionaria che forse delinea il confine tra antico e moderno. Poi un susseguirsi di tecniche diverse con lo stesso tipo di messaggio, sino a Picasso (Le damoiselle d’Avignon): i soggetti sono prostitute. Cita poi altri artisti che hanno fatto la storia con tecniche diverse (Malevich, Fontana, Manzoni, Accardi, Castellani, Bonalumi, Schifano) e il mercato premia l’arte povera degli anni 70. Dagli anni 80 si torna alle tecniche classiche con la Transavanguardia: pittura colorata con immagini riconoscibili.

Al ridotto del Teatro Emilio ha portato otto artisti di fama internazionale, di diversi stili (in totale 11 opere), che fanno parte della sua collezione, selezionate tra quelle di grande formato che trovano adeguata disposizione nelle sale della Società dei Palchettisti.

Si va dall’Africa di Mwilambwe Bondo (congolese) all’Italia di Sandro Chia, dagli USA di Steve Mumford, Seen, Toxic e Terry Rodgers al vietnamita Nguyen Thai Tuan e allo spagnolo Albert Pinya, una scoperta di Emilio di cui è divenuto mecenate. Le loro opere rappresentano differenti generazioni artistiche degli ultimi trent’anni - compresa la Street art realizzata su tela - e si integrano perfettamente con il classico delle sale del Teatro: ci dedichiamo alla loro visione ritrovando un piacere quasi dimenticato. Un buffet corona la serata, anche questo un’abitudine che abbiamo un po’ perso.

Davvero grazie a Roberta e ad Emilio e Claudio: per una sera – pur se distanti e mascherati - siamo tornati a vivere la cultura!

Angela Corengia

 

 

 

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Luogo: sospeso
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